Tra la fine di Giugno e i primi di Luglio lo sbarco delle persone presenti nella nave-quarantena Moby Zaza – ormeggiata a Porto Empedocle -, è stato un argomento di propaganda politica nel territorio agrigentino.
L’assessore alla Sanità della Regione Sicilia Ruggero Razza ha polemizzato con il governo nazionale e le ONG dichiarando come “la Regione ha fatto 180 tamponi sui migranti dell’Ocean Viking a largo di Pozzallo. E si è sostituita allo Stato. Non mi pare una cosa normale […] nessuno può scendere se non dopo l’esito del tampone. Se ne facciano una ragione quelli della Ong. La salute, dei nostri concittadini e dei migranti, viene prima di tutto. Vorrei ricordare che se a Porto Empedocle c’è una nave per la quarantena è perché lo ha chiesto il presidente Musumeci.”
Ida Carmina, sindaca pentastellata di Porto Empedocle, contesta la scelta dell’utilizzo della nave-quarantena ancorata nel porto cittadino: “La Moby Zaza viene utilizzata in modo diverso rispetto a quello che noi avevamo chiesto, ossia che imbarcasse i migranti sbarcati a Lampedusa per evitare che i gruppi di extracomunitari viaggiassero sul traghetto di linea senza aver fatto prima la quarantena e senza che si avesse contezza della loro negatività al Coronavirus. […] abbiamo accolto tutti gli extracomunitari che sono passati da qua. Abbiamo offerto aiuti, la tensostruttura e senza mai ricevere un aiuto da parte dello Stato. Non possiamo sostenere noi l’ingresso di tutta l’Africa in piena epidemia. Porto Empedocle è Covid free, tutto quello che noi subiamo è qualcosa di indotto da scelte che non dipendono da noi. Devono finirla, quelli che stanno a Roma, con questo atteggiamento ‘radical chic’ e prima di parlare vengano ad acclarare e a capire quali sono i problemi. Questo non sarebbe male“.
La salute e la difesa dei cittadini italiani fatta da questi personaggi dimostra, come al solito, la fuffa sul fenomeno delle migrazioni e la demonizzazione delle persone sopravvissute alle traversate. Nel caso di Porto Empedocle, le istituzioni hanno un motivo più valido per fare queste sviolinate su sicurezza e sanità: gli investimenti. Infatti il comune di Porto Empedocle e l’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale vogliono investire su un porto che dovrebbe ospitare navi da crociera e traghetti. Una simile occasione permetterebbe la ripresa del turismo sul territorio empedoclino; non a caso la sindaca Carmina, il 28 Giugno, ha riportato sulla sua pagina facebook come “Porto Empedocle è COVID FREE! Diciamolo a tutti ! Difendiamo la nostra città ed i nostri operatori nel settore turistico : ristoratori ed operatori della ricezione turistica . Facciamo vedere a tutti quanto sia meraviglioso il nostro paese.”
A livello pubblico tutte queste mosse servirebbero a voler creare un bacino commerciale “legale” in un territorio dove sono forti i patti sociali ed economici tra clan mafiosi (stiddari e mandamenti di cosa nostra agrigentina) e gruppi economici (legati per lo più alla massoneria). Investimenti come quello del porto (dove sono stati stanziati 70 milioni di euro) e l’istituzione di aree per la Zona Economica Speciale a Porto Empedocle, dimostrano che la parvenza “legale” – di cui si fregiano tutti questi personaggi – non è altro che un voler rinforzare quei patti sociali ed economici detti poc’anzi.
Situazioni bene o male similari a quelle empedocline si sono viste anche in altre parti della Sicilia in questi mesi di Luglio e Agosto. E possiamo affermare come le fughe dei/delle migranti dai centri di accoglienza e hotspot siciliani abbiano permesso ai partiti di centrodestra e ai sindaci in cui ricadono queste strutture di far propaganda anti-migrante a tutto spiano per difendere investimenti e poltrone.
In tal modo troviamo personaggi come:
-il sindaco di Caltanissetta, Roberto Gambino, in una lettera inviata al Ministro Lamorgese il 28 Luglio, chiede maggiori protezioni per il centro di accoglienza locale perché: “l’obiettivo primario deve essere la sicurezza e la tranquillità dei cittadini unica condizione che può sostenere politiche di reale e capillare integrazione“;
-il sindaco di Siculiana (paese in provincia di Agrigento), Leonardo Lauricella, che scrive una lettera al ministro Lamorgese il 29 Luglio dove lamenta come la fuga di alcuni tunisini abbia “allarmato la popolazione creando scene di panico che si sono tramutate in decine di segnalazioni e richieste di intervento” e messo in pericolo il turismo, principale fonte economica locale;
-il sindaco di Vizzini, Vito Cortese, che, a seguito della trasformazione della ex “115° Deposito Sussidiario dell’Aeronautica Militare” a struttura di accoglienza – tramite tende – per i/le migranti, ha definito tale scelta in un comunicato facebook del 31 Luglio come da rivedere: “perché in contrasto con tutti i programmi di sviluppo del territorio già approvate dal Governo Nazionale e Regionale.”
-il sindaco di Messina, Cateno De Luca, che, da bravo utilizzatore dei social network, in un video del 3 Agosto annuncia il presidio davanti l’entrata dell’Hotspot di Bisconte in quanto il governo non ha evitato le fughe;
-il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, che, pur considerando l’hotspot locale, come “sicuro più di un carcere, con decine di forze dell’ordine che lo presidiano”, si è stupito delle fughe. E su questi avvenimenti Ammatuna ha richiesto, il 10 Agosto, al governo nazionale una “maggiore sicurezza per impedire la fuga di una tipologia di immigrati, gran parte tunisina, che ha il solo unico fine di fuggire e non rispettare le leggi del paese che li ha accolti, forse anche perché esasperati da continue quarantene a cui sono sottoposti“.
Questo tipo di propagande subdole sono veri e propri atti di guerra contro le persone non bianche. In “Tutto sull’amore. Nuove visioni“, bell hooks scriveva come il bianco, così “convinto di proteggere la propria vita e ciò che è suo“, spara al “non-bianco” in quanto “la supremazia bianca gli ha insegnato che tutte le persone di colore sono minacciose indipendentemente dal loro comportamento. Il capitalismo gli ha insegnato che, a tutti i costi, la sua proprietà può e deve essere protetta. Il patriarcato gli ha insegnato che la sua mascolinità deve essere dimostrata dalla volontà di vincere la paura attraverso l’aggressione.”
Ma se questo è il problema razziale, dall’altro abbiamo quelle persone bianche che, dall’alto della loro cultura, si sentono in pieno diritto di dire come e che tipo di aiuto dare ai/alle migranti.
“Ciò che ferisce maggiormente il negro,” scriveva l’anarchico Dando Dandi (pseudonimo di Candido Mollar) in “Bianchi e Negri“, “nelle sue più delicate sensibilità, è la doppiezza, l’ipocrisia incommensurabile del bianco nelle sue false pretese di protezione e di emancipazione dell’afro-americano; agenzie sociali governative e private, chiese e missionari delle varie sette religiose, organizzazioni di carità pubbliche, ospedali, ricoveri, riformatori, scuole professionali, borse di studio, collegi, istituti tecnici, università esclusive per la razza negra vengono fondate, finanziate, mantenute esercite per uno scopo solo, evidente, palpabile, indiscutibile: di fare dei “good niggers.“” Dei buoni schiavi, degli ottimi schiavi quindi; la condiscendenza bianca secondo Dandi “è un “atteggiamento untuoso, oleoso, viscido, avviluppante di compassione mendace, di falsa pietà del cristianesimo dominatore che dice alla vittima agonizzante […]: queste frustate fanno più male a me che a voi! La condiscendenza è figlia primogenita della vanagloria e del potere; la ributtante quintessenza morale delle classi dominatrici”
E un esempio calzante lo troviamo con il “caso” Cassibile.
Il 25 Luglio il comune di Siracusa smantella la “baraccapoli” dei migranti sorta nelle campagne di Cassibile Fontane Bianche (frazione della città aretusea).
Inizialmente il centro-destra aveva accolto positivamente la cosa.
Ma un paio di giorni dopo si scatenano le polemiche: dall’ex deputato regionale PDL (ora Alternativa Popolare) Vincenzo Vinciullo che chiede sul proprio profilo facebook quale baraccapoli abbiano sgomberato (facendo, al tempo stesso, propaganda sugli “extracomunitari infetti”) fino alla deputata nazionale di Fratelli d’Italia Carolina Varchi che presenta un’interrogazione parlamentare dove si paventa un conflitto d’interessi di Rita Gentile sul suo essere sia assessora del comune aretuseo che vicepresidente di AccoglieRete Onlus.
Il chiarimento di Gentile arriva il 13 Agosto: in un articolo apparso sul sito di “siracusaoggi”, l’assessora dichiara di essersi dimessa come vicepresidente e membra della suddetta Onlus.
Al di là delle beghe politiche partitiche – buone o per racimolare consensi e/o voti -, il problema dei migranti sgomberati rimane: allo stato attuale – inteso a livello di informazione pubblica – non si sa che fine abbiano fatto.
Non ci scandalizzerebbe, a differenza di come strombazzano Vinciullo e soci sui social e sul mainstream locale, se i migranti siano ritornati ad attendarsi nelle campagne siracusane.
Se la retorica del centro-destra si poggia sulla propaganda dei migranti infetti pronti a distruggere l’economia locale, dall’altra parte abbiamo un centro-sinistra che, finita la stagione della raccolta di verdure, ortaggi e mandorle, sgombera e sbandiera come una “vittoria” l’entrata di quelle associazioni vicine ad essa nel progetto FAMI (Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione) – che promuove una gestione legale di integrazione e rimpatrio integrata dei/delle migranti.
Il tutto sulla pelle di chi non ha voce in capitolo e/o viene considerato un parassita o essere inutile.
Sofia Bolten